IDENTITÀ DI GENERE
Perché alcune persone si riconoscono maggiormente in una identità maschile, femminile, in entrambe o nessuna di queste? In questo articolo esploreremo l'identità di genere, analizzando come si sviluppa e come il concetto di identità di genere stia progressivamente trasformando nella società contemporanea.
CHE COS’È L’IDENTITÀ DI GENERE
L’identità di genere rappresenta una componente dell’identità sessuale e il suo sviluppo è ancora oggi poco noto. Può essere definita come la sensazione profonda e precoce, che si sviluppa già intorno ai 2-3 anni di età, di appartenere al genere maschile, femminile, entrambi o nessuno dei due.
COME NASCE L’IDENTITÀ DI GENERE
Si ritiene che essa sia il risultato di complesse interazioni tra fattori biologici, psicologici e socioculturali.
A livello biologico, i fattori che possono influenzare l'identità di genere sono i livelli ormonali, (sia in fase prenatale che in quelle successive), e la loro regolazione da un punto di vista genetico.
Dal punto di vista socioculturale, i genitori, gli insegnanti, i pari e i media hanno un peso notevole nel rendere il bambino consapevole che le differenze sessuali sono importanti e che, tradizionalmente, ci si aspetta un adeguamento agli stereotipi prevalenti. Pensiamo, per esempio, a quei genitori che pensano al neonato come un essere dotato di sesso, comprando giochi, vestiti o allestendo la cameretta con colori che ritengono opportuni per ciascun genere, con giochi “da maschio” e “da femmina”.
Secondo la teoria dell'apprendimento la tipizzazione sessuale, cioè la “creazione di ciò che significa essere maschio o femmina”, si verifica sulla base del rinforzo ricevuto: ovvero, il comportamento adatto al proprio sesso, socialmente e culturalmente riconosciuto, viene premiato, enfatizzato, incoraggiato; al contrario, i comportamenti considerati non idonei non vengono rinforzati o, nella peggiore delle ipotesi, sono puniti, sminuiti, ridicolizzati. Ad esempio, tradizionalmente i padri tendono a giocare più facilmente con i figli, rispetto a quanto non facciano con le figlie, soprattutto se si tratta di giochi come il calcio, la lotta, i soldatini, e, di solito, tollerano maggiormente i comportamenti maschili delle figlie (fino alla preadolescenza) rispetto ad atteggiamenti e comportamenti femminili dei propri figli (sin dalla tenera età).
IL RUOLO DI GENERE
Questi elementi vanno a definire un altro aspetto dell’individuo: il ruolo di genere. Il ruolo di genere è tutto ciò che facciamo per comunicare agli altri la nostra mascolinità o femminilità attraverso, per esempio, l’abbigliamento, il taglio dei capelli, il modo di parlare ed esprimerci, gli atteggiamenti… Il ruolo di genere, sostanzialmente, è l’espressione esteriore dell’identità di genere e la sua comunicazione agli altri. È facilmente intuibile, quindi, che il ruolo di genere varia sensibilmente a seconda della società, del periodo storico e del contesto culturale in cui vive una determinata persona. Nella società attuale, ad esempio, è comune vedere donne in posizioni di alto livello, impegnate in lavori manuali, e uomini che lavorano come chef o sarti. Se ne parlassimo con i nostri bisnonni, probabilmente ci guarderebbero stupefatti e, forse, anche un po’ indignati per questa commistione di ruoli tradizionalmente attribuiti ai generi.
L’IDENTITÀ DI GENERE OGGI
Rispetto al passato, i concetti di identità e ruolo di genere non sono più riconducibili a una categorizzazione binaria: o sei maschio o sei femmina, o ti comporti da maschio o ti comporti da femmina. Ad oggi, si osserva un andamento più fluido di questi concetti: ciò che significa essere femmina o maschio, o sentirsi femmina o maschio, tende a disporsi lungo un continuum, piuttosto che definirsi in modo netto in due categorie distinte. Questi cambiamenti sono evidenti soprattutto negli ultimi decenni, in quanto gli adolescenti e i giovani adulti si sentono più liberi di “spostarsi” fluidamente e naturalmente da una categoria all’altra, in una società maggiormente permissiva rispetto al passato: oggi è più comune vedere uomini che indossano capi di abbigliamento rosa, che si truccano, che ricorrono a piccoli interventi estetici, che curano il proprio look, e donne che si tagliano i capelli corti, che ricoprono il proprio corpo di tatuaggi, che sono più audaci nel vivere la propria sessualità e che si comportano da “maschiacci”.
I modelli tradizionali di mascolinità e femminilità sono messi in discussione a vari livelli: lavorativo (pensiamo, ad esempio, a donne che guidano i pullman e uomini che insegnano alle elementari), familiare, (per quanto concerne i compiti di accudimento e di gestione della casa), e mediatico. Sempre più frequentemente, infatti, i media accolgono e supportano icone gender fluid, si pensi ai Maneskin, a Michele Bravi, ad Achille Lauro o, tra le attrici, a Kristen Steward.
Inoltre, si sta assistendo a un progressivo avvicinamento a un marketing a-gender, che non considera più un prodotto come tipicamente destinato a un genere maschile o femminile, ma lo propone invece come adatto a entrambi i sessi.
Accanto a questa transizione verso una cultura di integrazione e fluidità convivono posizioni più conservative, ostili: fenomeni di omotransfobia restano purtroppo una triste realtà quotidiana, mentre la libertà di espressione non solo rifiutata ma spesso ridicolizzata e offesa.
È evidente come i giovani, in questa realtà piena di chiari e scuri, possano vivere con difficoltà la costruzione della propria identità. La scelta a quale genere sentirsi appartenenti - maschile, femminile, entrambi o nessuno - è una questione estremamente personale e soggettiva e, per tale ragione, rispetto a questa scelta, non esistono risposte giuste o sbagliate, né opzioni più o meno appropriate.
Se da un lato è importante assecondare e vivere questa fluidità, è altrettanto importante trovare un equilibrio nella costruzione di sé e della propria identità personale, senza necessariamente doversi “inscatolare” in categorie più tradizionali.
UNA PARTE IDENTITARIA FONDAMENTALE
Indipendentemente dall’identità di genere in cui ci si riconosce, è essenziale che questa parte, essendo una componente identitaria fondamentale, possa essere integrata dentro di sè, come qualcosa il più possibile coeso e armonico.
Questo processo di nascita, di elaborazione e integrazione può non essere sempre facile da affrontare. Spesso si attraversano momenti di confusione, ambivalenza o conflitto tra ciò che si sente e ciò che si pensa che il mondo attorno a noi consideri come opportuno. Talvolta ci si può sentire soli, sbagliati, fino a provare un senso di vergogna.
Una consulenza psicologica può essere utile, in caso di bisogno, a riflettere su questi delicati temi all’interno di uno spazio neutro, privo di aspettative o giudizi.