passivo-aggressivo | Risolvere

IL COMPORTAMENTO PASSIVO-AGGRESSIVO

Nell’articolo di oggi approfondiremo il comportamento passivo-aggressivo e le sue origini.
Mettiamo in atto questo tipo di comportamento, ad esempio, quando vogliamo dire di no alla richiesta di qualcuno e preferiamo rimandare la risposta o inventare scuse. Oppure quando siamo arrabbiati con un amico o con il partner, e decidiamo di smettere di parlargli piuttosto che reagire attivamente. 
In genere, gli atteggiamenti di silenzio o di evitamento di situazioni che non vogliamo affrontare, si definiscono come modalità passivo-aggressive. In qualche modo, si risponde all’altro anche attraverso la passività. 

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COME SI RICONOSCE UN COMPORTAMENTO PASSIVO AGGRESSIVO?  

L’atteggiamento passivo aggressivo si verifica quando una persona non vuole rendere espliciti agli altri i propri bisogni e sentimenti, fa fatica ad esprimere apertamente la propria rabbia, delusione o frustrazione, pertanto, invece di affrontare le cose in maniera diretta, può ricorrere a metodi alternativi, socialmente più accettabili, come ad esempio, il silenzio, l’evitamento del confronto, non mantenere le promesse, procrastinare, inventare scuse, lamentarsi o assumere atteggiamenti vittimistici. 

 

AGGRESSIVITÀ E PASSIVITÀ: DA COSA NASCONO? 

È diffusa l’idea che gli atteggiamenti aggressivi, a differenza di quelli passivi, non siano accettabili. Va considerato che non è raro che nella passività si celi un’ostilità nascosta. La rabbia è una emozione umana naturale, costitutiva dell’esperienza. Tuttavia, a volte si cresce in contesti in cui viene fatto passare il messaggio che la rabbia sia un’emozione in qualche modo “sbagliata”, da non esprimere e reprimere, piuttosto che da gestire. Durante lo sviluppo emotivo, anche da bambini, si può imparare che per essere accettati è necessario evitare una autentica espressione di sè e nascondere i sentimenti negativi. Però, anche se le persone non esprimono la rabbia apertamente all’interno delle relazioni, essa non scompare.
I bambini non nascono con la capacità di comunicare i loro sentimenti in modi emotivamente diretti, ma tendono maggiormente ad assumere atteggiamenti indiretti come tenere il broncio, ritirarsi emotivamente, smettere di parlare. Se l’accettazione e l’elaborazione delle proprie emozioni negative non viene incoraggiata, certi comportamenti possono cristallizzarsi e diventare automatici anche in età adulta, perché non si conosce altro modo di esplicitare rabbia, frustrazione, delusione. 

 

PERCHÉ SI REAGISCE IN QUESTO MODO? 

Reagiamo in questo modo perché abbiamo paura delle reazioni dell’altro o vogliamo evitare una discussione. L’aggressione passiva è spesso “più facile” da mettere in atto, perché ci espone meno alle reazioni altrui.
Si può evitare la paura di affrontare uno scontro, e la fatica di assumersi la colpa della reazione dell’altro, come, ad esempio, in una situazione di questo tipo: “Mi sono arrabbiato scatenando una reazione forte nell’altro e ho provocato un litigio”. 
A volte, dietro a questo tipo di atteggiamenti può celarsi anche la paura di non essere in grado di gestire la comunicazione di certe emozioni, quindi di non saper “regolare” l’espressione della propria rabbia, frustrazione o semplice disappunto. 

 

QUALI SONO I RISCHI? 

I comportamenti passivi sembrano apparentemente ferire meno, può sembrare che l’impatto sull’altro sia più tenue, ma solo apparentemente. Ad esempio emotivamente può essere più logorante un silenzio “punitivo”, piuttosto che una “sfuriata”. Inoltre la passività e l’immobilità conseguente rischiano di creare fraintendimenti e rendere poco chiaro ciò che sta succedendo. Ciò non facilita il buon andamento delle relazioni, che possono andare anche “molto male”, senza mai litigare.

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