DEPRESSIONE DA SINGLE
SINGLE SOLI E DEPRESSI: UN FENOMENO IN AUMENTO. COME MAI?
Quella che viene definita nel linguaggio comune “depressione da single” è un fenomeno purtroppo in aumento. Si tratta di persone che vivono male la loro condizione di “single” e si trovano di conseguenza in un periodo di crisi. Questo tipo di disagio può insorgere in momenti anche molto diversi della propria vita. Ad esempio, a causa della conclusione di una relazione d’amore, oppure per il desiderio di una relazione seria, non avendone magari mai avuta una. Spesso i single insoddisfatti riportano senso di solitudine, vergogna e frustrazione, che in alcuni casi possono condurre a vere e proprie condizioni depressive.
Ciò che è causa di questo malessere non è solo la solitudine fisica e quotidiana (essere soli, desiderare una persona al proprio fianco), ma anche un forte senso di mancanza interno (solitudine mentale, vuoto interiore), da cui conseguono vissuti di insicurezza, insoddisfazione, senso di fallimento, e disvalore di sé (“non valgo nulla, non mi vuole nessuno, la mia vita non ha senso”).
Inoltre, il periodo di grande instabilità che stiamo vivendo, post-pandemico e di grave crisi economico-politica, può̀ accrescere la sensazione di instabilità, che nel caso delle persone single e scontente di esserlo, risuona in particolare con la mancanza di un punto di riferimento sentimentale stabile nella propria vita.
Il numero di persone che vivono da sole è oggettivamente aumentato negli ultimi anni. In Italia, nel 2019, l’Istat ha registrato che il 33% dei nuclei familiari è unipersonale, cioè composto da una sola persona. Questo dato è cresciuto di oltre 10 punti negli ultimi 20 anni. Tali dati sottolineano come la condizione del single sia diffusa, e pone noi psicologi di fronte ad un nuovo fenomeno sociale, che di fatto affligge la salute mentale delle persone sole, che non vivono di buon grado questa condizione.
PERCHÈ IL SINGLE DEPRESSO STA MALE?
Ecco quali sono i meccanismi emotivi che sono alla base della sofferenza dei single:
- giudizio su di sé: il giudizio negativo su di sé e sul fatto di essere single rischia di innescare una spirale negativa, che si autoalimenta e che può influenzare anche la relazione con gli altri, nei termini di eccessiva timidezza, inibizione e possibile evitamento delle situazioni sociali.
- Ruminazione interna: è possibile che si presentino frequenti e improvvisi pensieri intrusivi, che si ripetono nella mente senza sosta: “Non piaccio a nessuno” o “Nessuno vuole impegnarsi con me”, risultando alla lunga molto invalidanti. Ad esempio, non si riesce a pensare ad altro, si diventa distratti ed assenti. S rimane intrappolati in uno schema di pensiero fisso e distruttivo, che ha come ultima conclusione la totale svalutazione di sé: non valgo niente”. Questi pensieri hanno anche una forte azione di sabotaggio sulla speranza di un cambiamento.
- Paura del fallimento: la paura di fallire e di essere giudicati negativamente contribuisce a strutturare comportamenti e convinzioni che bloccano l’iniziativa personale.
- Evitamento: la paura di esporsi e di mettersi in gioco è alla base del meccanismo di evitamento, cioè la tendenza di fuggire dalle situazioni emotivamente difficili. Talvolta, l’idea di uscire con qualcuno e conoscere nuove persone può̀ diventare una fatica più̀ che una risorsa, al punto da condurre a reazioni di ansia, come ad esempio l’attacco di panico.
- Mortificazione e vergogna: l’essere single da tanto o aver vissuto fallimenti amorosi tragici possono far sentire una persona molto umiliata, tanto da perdere gradualmente l’amor proprio. Provate a pensare a contesti familiari e sociali che giudicano lo status di single come un vero e proprio fallimento di vita (“Senza una famiglia non sei nulla). Oppure pensate alle persone che sono state maltrattate dal proprio partner e lasciate malamente, in seguito ad un tradimento o ad un fenomeno di ghosting, cioè quando il partner improvvisamente sparisce senza più dare notizie di sé.
- Mancanza di speranza: La paura di soffrire nuovamente e un senso di sfiducia generalizzato possono portare i single in crisi a rinunciare pressoché definitivamente alla speranza di cambiare la sua situazione.
- Atteggiamento ipercritico: i meccanismi descritti più sopra possono condurre la persona a sviluppare un atteggiamento ipercritico e giudicante, non solo nei confronti di se stessi, ma anche nei confronti del mondo e dei possibili partner, aumentando l’impossibilità di trovare la persona giusta.
EPOCA MODERNA E DEPRESSIONE DA SINGLE
Per il single insoddisfatto non è facile trovare una soluzione. Proviamo ad immedesimarci nella prospettiva di chi è in crisi: l’ipotetica soluzione sarebbe quella di uscire dal proprio guscio e finalmente fidanzarsi? Mi sembra un passo più facile a dirsi che a farsi, dal momento che è proprio questo il cuore del problema. Talvolta non basta volere le cose razionalmente per uscire da una situazione di difficoltà, dal momento che ci sono blocchi emotivi e psicologici che impediscono di reagire, ad esempio meccanismi come quelli descritti nel paragrafo precedente.
Inoltre, le attese narcisistiche e prestazionali che caratterizzano la nostra cultura (mostrarsi sempre all’altezza, vivere una vita di successo), non aiutano il single depresso a confrontarsi con il possibile fallimento e la frustrazione, passaggi necessari ad uscire dalla crisi. Perché nell’epoca moderna è così difficile accettare l’idea dell’insuccesso? Perché i valori sociali che vengono fortemente incentivati sono legati a infallibilità, forza, successo, bellezza, che nel caso delle relazioni sentimentali si traducono in necessità di conquistare facilmente, sedurre, piacere. Tutti aspetti capaci di mettere fortemente in difficoltà una persona insicura e ormai disillusa di poter trovare l’anima gemella.
Intendiamoci, non c’è nulla di male nei giochi di seduzione, nel desiderio di piacere e di conquistare, non bisogna certo essere sempre innamorati per avere una relazione con una persona, ma nello stesso tempo l’uso sfrenato della seduzione e della sessualità, l’estremo bisogno di apparire e piacere producono conseguenze non sempre positive sulla capacità di entrare in relazione e di prendersi cura di sé e degli altri.
Inoltre, la cultura consumistica in cui siamo immersi, che promuove soluzioni rapide e immediate, con ricette “pronte all’uso”, velocizza a tal punto gli scambi, compresi quelli amorosi, che non tutti sono in grado di reggerne il ritmo. E che succede a chi non regge? Presto si rimane disorientati, feriti, impauriti ed esclusi dalla frenesia delle relazioni di chi le maneggia come un vero e proprio prodotto di scambio e consumo.
Gli incontri amorosi diventano merce da ottenere (quando si vuole) e da consumare (come si vuole), nella modalità acquisto on-line. Le app di incontri, ad esempio, se prese come una vetrina in cui trovare e provare “prodotti interscambiabili”, espongono al rischio di cadere in questi meccanismi consumistici, anziché diventare l’opportunità di creare utili ed interessanti connessioni con il mondo.
Ciò detto, il profilo narcisistico necessario a tali modalità (mi butto, ciò che conta sono io, mi sento forte) non appartiene ai single depressi, che invece, per superare le loro insicurezze (non sono capace, non mi vuole nessuno) avrebbero bisogno di un approccio più graduale, e rassicurante, attraverso passaggi che permettessero una maggiore conoscenza e sintonizzazione reciproca. Inoltre, il confronto con questi “modelli di consumo”, accentua gli aspetti depressivi del single, soprattutto sul versante narcisistico, cioè rispetto alla percezione del valore di sé.
QUALE AIUTO PSICOLOGICO PER IL SINGLE DEPRESSO?
Chi si trova nel genere di sofferenza appena descritta cade in meccanismi ripetitivi e pessimistici di pensiero, suffragati da rappresentazioni di sé e del mondo negative e ormai iper-convalidate dalle esperienze negative fatte nella propria vita.
Un motivo molto importante per il quale è utile chiedere un consulto psicologico è affrontare tali convinzioni negative, cercando di metterle a fuoco e comprenderle meglio: cosa penso di me stesso? Da dove vengono queste convinzioni? Quando hanno cominciato a comparire? Quale potrebbe essere stata la causa scatenante? Perché hai cominciato a credere tutte queste cose negative su di te? Ricostruire questa parte della propria storia è indispensabile per uscire da una posizione di auto-condanna (sono spacciato), affrontando i meccanismi interni che arrivano ad essere ossessivi e distruttivi.
Inoltre, spesso chi si trova in questa condizione arriva ad interiorizzare convinzioni negative sull’essere single in maniera così stabile, che diventano una sorta di prigione identitaria o peggio una specie di malattia. In questi casi è indispensabile reintrodurre nella mente il semplice pensiero che nella vita c’è anche altro oltre l’“essere single”. È fondamentale rivitalizzare prospettive alternative, capaci di riscoprire la propria vita, che sembra essere stata inghiottita dal forte senso di fallimento e solitudine. Il punto non è “rinunciare definitivamente ad innamorarsi”, ma concedersi anche ad altro: come mai tutto il resto è scomparso?
Talvolta, la condizione di single in crisi può essere determinata da un vero e proprio trauma amoroso, ad esempio da una relazione maltrattante (fisicamente o psicologicamente), da un fatto grave che ha determinato uno shock nella persona (casi di revenge-porn), che non è stato possibile superare. In questi casi è importante che la persona, con l’aiuto dello psicologo, possa con i giusti tempi rielaborare il suo trauma, affinché sia possibile prendersi cura delle parti di sé immobilizzate e schiacciate dagli eventi traumatici vissuti e riparare il trauma.