Domande e risposte
ORTORESSIA, QUANDO IL CIBO SANO DIVENTA OSSESSIONE
Buonasera, vi scrivo perché la mia fidanzata mi ha lasciato e io mi sento disperato.
Il motivo per cui se n’è andata è principalmente la mia fissa per il cibo: voglio mangiare solo cose sane e per farlo c’è bisogno di sacrificio e impegno. Non ci vedo niente di sbagliato però lei se n’è andata, stanca di quelle che chiama ‘le mie manie’, del mio rifiutarmi di uscire con gli amici che mangiano sempre schifezze e del mio passare il tempo a preparare e programmare quello che mangeremo.
Non voglio perderla, ma non vorrei nemmeno cambiare le mie abitudini…mi sento solo,...incomincio a capire che questo mio modo di mangiare può essere un problema.
F.
ORTORESSIA: LA FISSA DI MANGIARE SANO. FA MALE?
Buongiorno F.,
da quello che scrivi sembra proprio che tu stia attraversando un momento di grande sofferenza.
Le tue abitudini alimentari, che ritieni sane e quindi giuste, sembrano essere non condivisibili con le persone che ami e con cui vivi; questo mi sembra ti faccia sorgere il dubbio che ci sia qualche problema al riguardo. Credo che ciò di cui parli possa rientrare nel quadro dell’ortoressia, un Disturbo del Comportamento Alimentare che si manifesta attraverso l’ossessione di mangiare in modo sano.
Le persone che manifestano questi comportamenti tendono a:
- pensare al cibo molte ore al giorno (ruminazione)
- dedicare molto tempo alla preparazione dei piatti da consumare successivamente
- selezionare gli alimenti sulla base del loro essere sano, più che sulla base del gusto
- sentirsi speciali rispetto agli altri per le proprie scelte alimentari
L’ortoressia, a differenza di altri Disturbi dell’alimentazione, è una fissazione sulla qualità del cibo, non sulla quantità. Questo comportamento alimentare tende col passare del tempo a causare isolamento e solitudine, data la difficoltà di integrare le proprie regole alimentari rigide con la flessibilità alimentare di chi non manifesta tali esigenze.
ORTORESSIA: PERCHE’ CHIEDERE AIUTO A UNO PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA
Sei in dubbio sul fatto che tu possa avere un problema? Ti chiedi cosa possa esserci che non va? E perché gli altri non ti capiscono?
Questo potrebbe essere lo spunto per chiedere una consulenza psicologica.
Il problema principale dell’ortoressia è la difficoltà a vedere la propria ricerca di cibo sano come qualcosa di esagerato o sbagliato.
È forse possibile che:
- la solitudine che provi ti spingano a rivedere le tue priorità e a mettere in discussione la forza di alcune tue scelte?
- perdere le relazioni sentimentali e amicali ti faccia soffrire, e tu stia riconsiderando le tue abitudini alimentari, forse incompatibili con la vita sociale?
- il sacrificio che ti richiede il tuo equilibrio alimentari ti toglie energie per fare altre cose che altrettanto ti farebbero sentire bene e soddisfatto di te?
Se ti accorgi che l’equilibrio alimentare che hai, che ti dà forza e sicurezza, comporta allo stesso tempo problemi alla tua vita relazionale e ne soffri, allora potrebbe essere il momento di rivolgersi a uno psicologo – psicoterapeuta per capire che cosa sta succedendo.
ALCUNE CONSEGUENZE DELL’ORTORESSIA
L’ortoressia è una problematica che nella sua forma estrema può condizionare l’equilibrio fisico, relazionale e mentale delle persone che ne soffrono.
Sul piano fisico, i rischi cui si va incontro sono legati allo squilibrio o alla carenza dei nutrienti di base assunti:
- osteoporosi
- carenze vitaminiche
- squilibri elettrolitici
- denutrizione
- problemi cardiaci
- atrofie muscolari
Sul piano emotivo, comportamentale e relazionale, si può riscontrare:
- isolamento relazionale e sociale
- precisi rituali legati al consumo di cibo (es. evitare di mangiare in compagnia, precisi orari dei pasti, ecc.)
- senso di superiorità – difficoltà relazionali
Talvolta, le persone che soffrono di ortoressia corrono il rischio di strutturare altri disturbi di tipo psicologico, tra cui:
- Anoressia Nervosa
- Disturbo Ossessivo – Compulsivo
Caro F., spero che questa risposta ti abbia dato qualche spunto utile. Un saluto.
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