Domande e risposte
RITIRO SOCIALE E SCOLASTICO IN ADOLESCENZA
Buongiorno dottoressa,
scrivo perché ho un grosso problema con mia figlia Fabiana, una preoccupazione cui non so dar pace. È sempre stata una brava bambina, solare, attenta e affettuosa con gli altri…
Alle medie ha avuto qualche problema con i compagni, ma in fondo nulla di preoccupante…adesso invece la situazione sta crollando. Ha 15 anni. Tende a tenersi fuori da tutto, non ha amicizie importanti e viene spessissimo presa in giro. Lei è in difficoltà, lo vedo ma non so come aiutarla, mi dice che non vuole andare a scuola e io sono preoccupata. Anche il rendimento sta calando, fa tantissime assenze. E quando è a casa piange, senza dirmi il motivo.
Sono preoccupata, cosa posso fare? Vorrei aiutarla…
M.
RITIRO IN ADOLESCENZA: UNA CRISI DA AFFRONTARE - IL PARERE DELLO PSICOTERAPEUTA
Gentile M.,
La situazione che racconti non è affatto da sottovalutare. Infatti tua figlia Fabiana mostra più di un segnale di malessere (isolamento, esperienze mortificanti, vergogna, pianto, evitamento del contesto scolastico). Nella situazione che tu descrivi ci potrebbero essere gli indicatori di rischio di ritiro scolastico e/o sociale. Con questo termine si intende un atteggiamento di progressivo isolamento in relazione al contesto scolastico e/o sociale, che può condurre all’abbandono dei luoghi di vita abituali.
Mi permetto di parlarti in maniera così franca e diretta perché, nella mia esperienza, un intervento precoce ha la possibilità di cambiare davvero le sorti della storia di Fabiana. Invece temporeggiare e sottovalutare la cosa, può consolidare le sue difficoltà e il senso di vergogna e di colpa conseguente. Cosa che rende molto difficoltoso la ripresa del percorso di crescita.
Le difficoltà di Fabiana sono senza dubbio legate alla sua giovane età, in piena adolescenza. Sono molte e faticose le sfide evolutive da affrontare e superare.
Ecco qualche dettaglio sul ritiro in adolescenza.
Accade a volte che le difficoltà relazionali con i coetanei portino l’adolescente a chiudersi sempre di più, rinunciando ed evitando ogni contatto possibile. Di solito l’elemento che induce al ritiro è la vergogna. Cioè l’idea di essere impresentabli, non all’altezza e la mortificazione interna (dentro di sé) ed esterna (dagli altri) che ne deriva.
Il ragazzo/a può richiedere con sempre maggiore insistenza di non frequentare più la scuola, le attività sportive e/o ricreative. Preferisce stare in casa, o addirittura nella sua stanza, tagliando i rapporti anche con i familiari. Tutto è finalizzato a non essere visti da nessuno. Ed evitare la terribile frustrazione che ne deriva. La casa – e ancor di più la stanza – possono diventare l’unico spazio in cui l’adolescente sente di poter esistere, in quanto protetto dal mondo esterno.
COME AIUTARE UN FIGLIO CHIUSO IN CASA?
- Sospendi il giudizio: tua figlia sta attraversando un momento di grande difficoltà. Non sono capricci, non è pigrizia. Per aiutarla è necessario non giudicare il suo comportamento o le sue scelte. Ma cercare di comprendere i motivi che la spingono ad agire così.
- Mantieni il dialogo: tua figlia avrà tantissimo bisogno di parlare con qualcuno. Ma probabilmente la vergogna ed il senso di colpa la bloccano. Oppure non sa perché sta succedendo tutto questo. Ha paura delle tue domande, perché forse non ha idea di come rispondere. E’ importante non smettere di parlare e proporre la possibilità di trovare assieme delle risposte alla situazione che sembra enigmatica.
- Rispetta i suoi spazi: Non è facile trovare il giusto equilibrio tra vicinanza e distanza, non scoraggiarti se alle volte non funziona. E’ un momento nel quale il desiderio di stare vicino ed essere consolati, cozza con il bisogno di stare soli ed isolati. E’ importante tenere in considerazione entrambe queste opzioni.
- Non concentrarti solo sui problemi scolastici: la scuola non è una questione secondaria, ma in questa situazione è presumibile che sia più che altro un campanello di allarme per una difficoltà sul piano relazionale e identitario. Ci sono buone probabilità che affrontando il nocciolo reale del disagio, il rapporto con la scuola si sistemi con il tempo.
- Evita le punizioni: è un momento di sensibilità rispetto alle mortificazioni. E può essere che le punizioni abbiano l’effetto di aumentare questo aspetto. Ciò non è funzionale ad uscire dalla crisi, ma anzi può avere l’effetto di acuire la situazione di chiusura e isolamento.
- Sostieni la vitalità di tua figlia: cioè incentivala a continuare a fare quello che ancora le piace e di cui si appassiona (ad ese. sport, uscire con gli amici). Non vedere questo come “un premio”, ma come un rifornimento di “voglia di vivere”, necessaria per andare avanti nella vita. Se non rimane nulla di vitale il quadro della situazione diventa più grave.
- Cerca degli alleati: per un genitore è difficile affrontare una simile situazione, perché sono molti gli aspetti da considerare, ed un genitore da solo non può risolvere tutto. C’è da considerare anche che il genitore stesso può essere spaventato e confuso in una situazione nuova per lui, che non sa come affrontare.
PERCHE’ CHIEDERE AIUTO? E A CHI?
È importante poter intervenire tempestivamente così da contrastare fin da subito la creazione di quel circolo vizioso che diventa poi sempre più difficile da superare.
- Chiedi aiuto alle persone vicine. Quelle di cui ti fidi e che sai essere importanti per tua figlia. In primo luogo, è importante coinvolgere il papà, che un interlocutore fondamentale in questo momento. Se la situazione tra figlia e padre è tesa, a maggior ragione è utile capire come poter intervenire. Magari non sostenendo. Un dialogo tra i due fin da subito, ma aiutandoli reciprocamente a comprendere meglio l’uno la posizione dell’altro. Può essere utile anche coinvolgere qualche amico stretto di tua figlia. Qui il terreno è più delicato, e occorre capire se e come farlo.
- Mettiti in contatto con la scuola. E’ fondamentale evitare eventuali fraintendimenti con la scuola. E comunicare in modo chiaro ed autorevole la situazione di crisi che sta vivendo tua figlia. E’ necessario che la scuola sia un alleato in questa situazione. Soprattutto quando lo studente desidera recuperare il programma scolastico, ma non sa come fare, può essere utile organizzare delle lezioni di recupero. Anche per questo è utile parlare con la scuola. Oppure rivolgersi ad insegnati di ripetizione. In certi casi, che i compagni vengano a casa ad aggiornare sul programma scolastico può essere utile.
Se invece lo studente è al momento fuori gioco. Meglio concentrarsi su altri aspetti di interesse di tua figlia. E al momento non considerare la scuola.
- Attiva aiuti esterni: Anche se tuo figlio non vuole sentire parlare di essere aiutato da qualcuno che non consce e di cui non si fida. Non rinunciare, fai tu il primo passo. Vai tu (con il papà) a parlare con un professionista, porta tu a casa le prime notizie su “cosa Fare”. E’ possibile che tua figlia in un secondo momento si convinca a muoversi anche lei.
- Mantieni la fiducia nel cambiamento: tuo figlia sarà in un momento di perdita della speranza, di visione pessimistica del mondo, e probabilmente avrà un atteggiamento rinunciatario. E’ fondamentale che i genitori, in questo momento, mantengano per lei la fiducia che le cose possano cambiare. E portare il messaggio che vale la pena fare qualsiasi tentativo per cambiare le cose. Perché lei è importante.
Voglio precisare che quanto scritto sopra sono semplici esemplificazioni di alcuni aspetti pratici e non pratici da tenere in considerazione. Ma prima di decidere “cosa fare”, è fondamentale confrontarsi con un professionista esperto di “crisi scolastiche” in adolescenza e del fenomeno del ritiro scolastico. Infatti, tali circostanza hanno bisogno di strategie di intervento specifiche molto calate nella realtà specifica di bisogno.
Ti suggerisco di rivolgerti ad un esperto in adolescenza con il quale confrontarti sui passaggi da fare in famiglia e a scuola.
RITIRO IN ADOLESCENZA: FATTORI IMPORTANTI
1. BISOGNO DI AMICI
Se non esiste bambino senza una madre accanto, allo stesso modo si potrebbe dire che non esiste adolescente senza un gruppo di pari, sia esso presente fisicamente o nella mente del ragazzo, come desiderio, anche doloroso.
Una delle sfide evolutive principali dell’adolescenza è proprio quella di costruire legami significativi con i propri amici e compagni, che diventano interlocutori privilegiati al posto dei genitori. Essere importante per qualcuno, essere amato, essere speciale. E' fondamentale in un momento in cui si è profondamente insicuri. E si sta definendo la propria identità, anche attraverso lo sguardo degli altri (genitori ed amici).
Le relazioni, gli amici sono una risorsa fondamentale; Ma se le cose vanno male (prese in giro, bullismo, isolamento, incompatibilità), il gruppo dei pari può rivelarsi fonte di ansia e profonda preoccupazione.
2. LA PAURA DEL GRUPPO
Perché il gruppo dei pari può diventare ostacolo alla crescita individuale?
- Il gruppo può essere vissuto come profondamente giudicante e potenzialmente squalificante: il desiderio di essere parte di una compagnia si accompagna molto spesso al timore di essere rifiutati. A volte il timore ha il sopravvento. Ci si può sentire così spaventati nell’affrontare la situazione, che si sceglie di rinunciare ancor prima di averci provato.
- L’adolescente è alle prese con un corpo ‘nuovo’, un corpo sessuato, che attira in modo nuovo lo sguardo dell’altro. Questo potrebbe essere un’importante fonte di disagio e imbarazzo, che spinge il ragazzo/a a evitare ogni contatto e relazione con l’esterno;
- Non solo il corpo cambia, ma l’intera concezione di sé è in via di ridefinizione; per l’adolescente non è semplice confrontarsi con gli altri nel momento in cui si sente così tanto perso rispetto a se stesso, tanto da non saper nemmeno riconoscersi. La relazione può diventare fonte di grande confusione.
- Molti adolescenti sono stati bambini protetti e coccolati: climi familiari fortemente accomodanti possono aver contribuito a creare nel ragazzo/a la sensazione di non sapersi confrontare con una realtà esterna meno benevola e tollerante. Gli amici non sono genitori disposti a tutto per addolcire ai propri figli la realtà.
- Possono essersi verificati effettivi episodi di esclusione e/o bullismo, che hanno minato profondamente il senso di sicurezza e autostima dell’adolescente. In una situazione di già grande incertezza come l’adolescenza, una risposta negativa da parte dell’ambiente può avere un’eco molto ampia e profonda, che condiziona in modo notevole il modo di vivere e crescere del ragazzo/a.
3. IL RUOLO DELLA SCUOLA
La scuola è uno dei contesti di vita principali di un adolescente, ed è il palcoscenico del confronto tra pari. Non solo rispetto alle competenze scolastiche, ma anche rispetto a quelle relazionali. Si va a scuola principalmente per incontrare gli amici. L’apprendimento per molti ragazzi è una cosa del tutto secondaria. Le relazioni sono fonte di insicurezza o sicurezza. Esse hanno rilevanti ripercussioni sull’identità di studente e sulle capacità di apprendimento e di investimento complessivo sulla scuola.
Ansia, vergogna, difficoltà ad esporsi condizionano profondamente le giornate a scuola; il desiderio di evitare situazioni di disagio può spingere l’adolescente a ritirarsi, ossia tenersi lontano da tutte quelle situazioni pericolose (stare in classe, affrontare un’interrogazione, fare l’intervallo, ecc.). La normale routine di tutti i giorni può diventare un incubo.
Inoltre, è bene tener presente che saltare le lezioni diventa un’ulteriore fonte di ansia/vergogna nei confronti dei compagni (‘penseranno che salto le verifiche? Che sono un privilegiato?’), e degli insegnanti (penseranno che sono un lavativo, saranno arrabbiati con me). Si instaura così un circolo vizioso che diventa sempre più difficile da interrompere.
Cara M.,
tengo a sottolineare ancora una volta che quanto esposto fin qui ha lo scopo di fornirti un quadro generale sul fenomeno del “ritiro sociale/scolastico in adolescenza”. Ogni caso è però speciale ed ha delle peculiarità che vanno tenute in considerazione nel capire quali aiuti mettere in campo. E’ quindi sempre necessario fare una riflessione approfondita, facendosi aiutare da un professionista competente in questo ambito di intervento.
Un saluto.
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