Esclusione sul lavoro | Risolvere

Domande e risposte

PERCHÉ AL LAVORO MI ESCLUDONO?

Stress sul lavoro
06/12/2025

Salve, mi sento isolato sul lavoro: spesso i colleghi mi lasciano solo in ufficio e non mi informano sulle attività lavorative. Questa situazione mi sta portando a provare un crescente senso di rifiuto verso il mio lavoro e a sentirmi costantemente giù di morale. Anche nella vita privata avverto delle conseguenze: mi sento nervoso e, dal punto di vista fisico, soffro di disturbi gastrointestinali e frequenti mal di testa.
Cosa posso fare? Grazie.

terapeuta Chiara Navarra
risponde
Dott. Chiara Navarra
Psicologia dell’adolescente, giovane adulto, adulto e coppie

Mi spiace per la situazione che descrivi, immagino che sia difficile passare molte ore al lavoro in questo clima. Avrei bisogno di ulteriori elementi per comprendere a fondo la tua situazione. Comunque, sulla base di quello che racconti, subito colpisce la mia attenzione il fatto che ti trovi nel bel mezzo di una complessa dinamica di gruppo: una dinamica di esclusione. La prima cosa da tenere in considerazione è che ciò che accade al singolo membro di un gruppo non riguarda solo lui, ma va visto come un movimento che appartiene al campo gruppale e che mostra quale assetto il gruppo costruisce per funzionare, difendersi o mantenere una certa organizzazione interna, ad esempio per conservare le sue alleanze interne o gestire il potere. Il fatto che tu venga lasciato solo, non coinvolto o non informato potrebbe essere letto come parte di una dinamica di espulsione: il gruppo, per ragioni spesso inconsapevoli, identifica una persona come “portatrice” del disagio o del conflitto che il gruppo stesso non riesce a gestire al proprio interno. In questo senso, non è raro che un gruppo di lavoro “in sofferenza” (ad esempio con problemi organizzativi o con malfunzionamenti nella gestione) metta in atto meccanismi volti a individuare un capro espiatorio, cioè una persona su cui scaricare tensioni comuni, ansie organizzative o conflitti non espliciti. Non perché quella persona abbia realmente qualcosa che non va, ma perché il gruppo ha bisogno di collocare da qualche parte le sue cariche distruttive, affinché possa mantenere una possibile coesione. In molti contesti lavorativi ci sono tensioni e rivalità, invidie, incomprensioni, frustrazioni di cui non si può parlare apertamente. È importante sapere che queste tensioni non spariscono, ma si spostano su altri livelli.

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PERCHÉ PROPRIO TU?

Come mai proprio tu? Immagino tu ti stia facendo questa domanda, però purtroppo non ho una risposta univoca. Posso tuttavia proporti alcune riflessioni: sei l’ultimo arrivato nel gruppo? Da quando si è instaurata questa dinamica? C’è stato un evento significativo che l’ha attivata? Ci sono stati cambiamenti che possono aver modificato gli equilibri interni? È possibile individuare le alleanze o i sottogruppi? Ci sono aspetti spinosi che i tuoi colleghi preferirebbero non vedere? Credo sarebbe importante esplorare meglio la situazione per comprendere le dinamiche in atto e ciò che ti sta accadendo.

COMPRENDERE LE DINAMICHE IN ATTO

A volte, quando si riesce a leggere la dinamica in atto, ci si può muovere con maggiore lucidità e capire se sia possibile disinnescare questi meccanismi o, se non lo fosse, proteggersi meglio dagli attacchi del gruppo. Potrebbe esserti utile riflettere sulle tue reazioni, perché esse potrebbero rinforzare il ruolo (di capro espiatorio) che cercano di assegnarti. Questo non cambia magicamente la realtà, ma può cambiare la tua postura interna: da oggetto passivo dell’esclusione a soggetto che osserva una dinamica gruppale complessa, di cui non puoi sentirti l’unico responsabile né la vittima designata senza via d’uscita. Da questa posizione più consapevole (non risolutiva, ma più lucida) possono maturare gradualmente decisioni o mosse future che ti aiutino a gestire meglio la tua situazione.

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